domenica 12 settembre 2010

Ghandi, Al Capone e la lista degli intoccabili

di Marco Maglio 
 
Un’esperienza mistica: così potrei definire la mia lettura del regolamento sul registro delle opposizioni approvato dal Consiglio dei Ministri nei giorni più caldi di questa estate 2010. Tanto per incominciare, il titolo completo è questo: “Decreto del Presidente della Repubblica recante istituzione e gestione del registro pubblico degli abbonati che si oppongono all'utilizzo del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali.” E già questa introduzione trasporta il lettore in un mondo nuovo nel quale le regole abituali sono stravolte. 

Cosa c'entra Gandhi con il telemarketing?
Metafisica del diritto, direi. 

Immergendosi nel testo poi si può constatare che il diluvio di commi e di rimandi ad articoli di legge è davvero notevole. Dubito che una persona non avvezza al duro mestiere del giurista possa avventurarsi tra queste righe senza avvertire un senso di straniamento. Ma per chi, come me, è abituato a muoversi tra i meandri delle norme e conosce le oscurità del linguaggio legale, il testo, come dire, si fa leggere anche se il senso di trascendenza rispetto alla realtà abituale aumenta riga dopo riga. E man mano che mi avvicino alla fine dell’articolato del regolamento anche io, che pure di commi e rimandi normativi sono un utilizzatore abituale, resto stranito. Letta l’ultima parola resto perplesso e concludo che, a voler essere sintetici, sostanzialmente, in questi ultimi tredici anni (questo è il tempo trascorso da quando si è iniziato a parlare di privacy nel nostro paese con la vecchia legge 675 del 1996) abbiamo tutti voluto scherzare. Se per anni siamo tutti stati convinti di vivere in un Paese che aveva fatto del consenso espresso il criterio cardine sul quale l’intera costruzione della tutela dei dati personali si fonda, possiamo dire di esserci tutti sbagliati. D’incanto, con un tratto di penna si cambia tutto e si passa al meccanismo opposto, quello dell’opt out. 

Ora quindi se non vogliamo ricevere chiamate commerciali non sollecitate (e francamente mi sembra strano che ci sia qualcuno che voglia ricevere questo tipo di comunicazioni) dobbiamo dirlo, iscrivendoci in questo registro pubblico che le aziende saranno obbligate a consultare prima di effettuare le loro chiamate. 

Ho molte perplessità sull’adeguatezza di questo nuovo sistema e non solo per ragioni che riguardano la coerenza del sistema, il rispetto dei principi, il costo dei diritti e tante altre belle questioni che attengono agli aspetti concettuali del diritto del marketing e del rapporto equilibrato tra imprese e consumatori. 

In realtà non posso fare a meno di cogliere, anche alla luce della comparazione con altri paesi che prima di noi si sono cimentati su questa strada delle cosiddette “do not call list”, un forte senso di preoccupazione concreta che ricavo dal fatto che questi arnesi (le liste di cancellazione centralizzata, le Robinson list, le black list, chiamatale come vi pare) sono strumenti pericolosi che rischiano di danneggiare irreparabilmente i rapporti tra chi vende e chi compra. 

Intendiamoci le liste di opposizione al trattamento dei dati per fini commerciali sono un caposaldo dell’autodisciplina europea e se sono ben fatte funzionano egregiamente. Ma il punto è proprio questo. Devono essere ben fatte, cioè devono permettere ad ogni singola persona di esprimere pienamente la sua volontà e dire cosa gli interessa e cosa invece lo disturba.
Nel caso di questo registro delle opposizioni invece si è solo prevista la possibilità di dire no, di opporsi al trattamento dei propri dati. Non c’è la possibilità di modulare le proprie scelte, dicendo di no, per esempio a chi propone di vendere per telefono prodotti alimentari, ma di riservarsi la possibilità di ricevere chiamate che offrano l’acquisto, faccio per dire, di libri o di serigrafie d’arte. 

Quindi che cosa succedrà? Molti di noi saranno sommersi da chiamate indesiderate: perché diciamo la verità, a nessuna fa piacere ricevere chiamate non richieste, soprattutto quando sono ripetute, indiscriminate e senza nessun riguardo verso l’interlocutore che è solo un numero – di telefono appunto – uno dei tanti da chiamare per vedere di nascosto l’effetto che fa! Così, per difendersi da quest’ondata moltissimi si iscriveranno nel registro nella speranza di porre un argine a questo stillicidio. 

E così queste persone diventeranno inavvicinabili per chi fa comunicazione diretta, nessuno potrà più contattarli per conquistarne prima l’interesse e poi la fiducia. Sarà un danno irreparabile per il settore della comunicazione diretta che dovrà fare i conti nel prossimo futuro con questa lista degli intoccabili.  
Ecco! Adesso ho capito perché alla fine della mia lettura - mistica, come dicevo - del regolamento in questione, forse sopraffatto anche io dai commi e dai richiami normativi indigesti, sono stato travolto dal ricordo di alcune immagini suggestive di due magnifici film di qualche decennio fa. Il primo raccontava le vicende di Ghandi (e il regista Sir Richard Attemborugh vinse un Oscar nel 1982) e tra le altre cose cosa spiegava significasse nell’India  coloniale appartenere alla casta degli intoccabili. 



Il secondo film è di Brian De Palma (e Sean Conney con questa interpretazione vinse l’Oscar nel 1987 come attore non protagonista) e racconta, con rara intensità, la storia di Elott Ness e dei tutori dell’Ordine che osarono sfidare l’incontrastato boss criminale della Chicago degli anni 30 impersonato da un credibilissimo Robert De Niro. E quel film si intitolava proprio “The Untouchables - Gli Intoccabili”. 

Penso che anche noi tra qualche anno, parlando delle sorti del marketing diretto, dovremo occuparci degli intoccabili di casa nostra (che saranno i tanti, tantissimi che avranno deciso di dire no alle telefonate di disturbo) . Probabilmente a chi ha pensato, proposto e sostenuto questa ricetta per risollevare le sorti del telemarketing italiano non consegneranno nessuna statutetta dorata, a differenza di quanto accaduto per il regista di Ghandi e per l’attore degli Untouchables. Al massimo un bel biglietto di sola andata per Hollywood in classe economica. Perché il marketing diretto per crescere non ha bisogno di effetti speciali ma solo di rigore, trasparenza, concretezza e rispetto dei principi generali. 

Ed ora rimbocchiamoci le maniche perché ci sarà da lavorare parecchio per evitare che ogni prospect diventi un intoccabile.